CONTI CFD IN PERDITA: TANTE SORPRESE DALLA CLASSIFICA DEI BROKER ONLINE
Secondo i dati raccolti da Mediosfera nell’edizione (in pubblicazione) dell’Annuario del Trading Online Italiano® 2019-2020, è Ruizean Markets il broker online in CFD che dichiara la percentuale più bassa di conti di clienti in perdita: solo il 31,92%, rispetto a una media di circa il 70%. Un dato eclatante, sulle cui motivazioni, la società, da noi interpellata attraverso più canali, non ha mai risposto.
Ma chi è Ruizean e come vanno letti questi dati?
Negoziare i CFD
Forse non tutti sanno ancora che l’ESMA, l’ente europeo di vigilanza sui mercati, ha imposto ai broker online che offrono la negoziazione di CFD agli “investitori al dettaglio” (cioè ai trader privati) una serie di vincoli sia sulla leva applicabile ai CFD sia sulla pubblicità e sulle comunicazioni ad essi relativa. In sostanza, per l’ESMA e per la Consob, i CFD sono rischiosi e difficili da comprendere senza un’adeguata preparazione, per cui prima di utilizzarli bisogna essere ben consapevoli dei rischi che il loro utilizzo comporta.
Ricordiamo che i CFD, come il Forex, vengono offerti da broker che sono market maker, ovvero non sono intermediari puri ma si pongono come controparti dirette con il cliente. Ciò significa che tutto quello che il cliente perde il broker lo incamera, lo guadagna, mentre tutto ciò che il cliente guadagna il broker lo perde. Quindi il sospetto dell’ESMA (chiaramente esplicitato nella documentazione ufficiale) è che molti broker in CFD mettano in atto, come preciso modello di business, comunicazioni e comportamenti tendenti ad approfittare della loro maggiore competenza tecnico-finanziaria rispetto ai clienti.
Tra le novità introdotte, l’ESMA obbliga quindi i broker a pubblicare sul loro sito un’avvertenza che indica la percentuale dei conti di clienti in perdita. Un dato molto importante da conoscere, ma in realtà difficile da interpretare: tanti clienti in perdita significa che il broker non supporta a sufficienza i propri clienti? Che li imbroglia? Che ha acquisito clienti impreparatio verso strumenti a loro non adatti? E questo per colpa della pubblicità ingannevole che li ha attratti o della loro superficialità o avidità? O, ancora, c’è dell’altro?
Abbiamo quindi deciso di fare un’accurata ricognizione delle percentuali di conti in perdita dichiarati per cercare di capire se vi siano correlazioni di qualche tipo legate ai risultati, per esempio geografiche.
Cosa dice la normativa
Prima di addentrarci nei numeri, vediamo quali sono gli obblighi imposti dalla normativa, per comprendere cosa esattamente dichiarano i broker online.
Innanzitutto, stiamo parlando di trading sui CFD, cioè contratti differenziali o contract for difference. Si tratta di strumenti finanziari derivati il cui valore “deriva” da quello di un sottostante, come azioni, obbligazioni, cambi o altri asset. Non sono però derivati emessi e poi collocati in un mercato regolamentato, ma creati e gestiti direttamente dal broker sui propri sistemi. Utilizzando questi derivati si investe nella variazione di valore del sottostante tra due momenti stabiliti.
La Delibera Consob n.20976 indica l’ambito di applicazione delle norme europee: “Ciascun intermediario fornitore deve pertanto informare i propri clienti della percentuale dei propri conti di negoziazione in CFD detenuti da clienti al dettaglio che ha perso denaro nel corso dell’ultimo periodo di 12 mesi. Per assicurare che il dato sia costantemente aggiornato, tale calcolo deve essere rifatto su base trimestrale. La percentuale riportata deve essere presentata in modo semplice e chiaro all’interno di un’avvertenza sul rischio in ogni comunicazione dell’intermediario fornitore”.
Ma non è tutto: “Al fine di determinare se un conto è in perdita deve tenersi conto sia degli utili e delle perdite realizzati che di quelli non realizzati. Gli utili e le perdite realizzati sono quelli relativi alle posizioni in CFD che sono state chiuse durante il periodo di calcolo. Gli utili e le perdite non realizzati sono quelli relativi al valore delle posizioni aperte alla fine del periodo di calcolo. Al fine di avere una rappresentazione completa della percentuale di conti che hanno registrato un utile o una perdita, il calcolo deve includere tutti i costi relativi alla negoziazione in CFD”.
E quei broker che non hanno una storia di almeno 12 mesi alle spalle sui cui fare i conti? La Consob ha pensato anche a loro: “Gli intermediari fornitori di CFD che abbiano intrapreso tale attività di recente e per quelli che non hanno aperto alcuna posizione negli ultimi 12 mesi non è possibile calcolare tale percentuale relativamente al suddetto periodo. Tali intermediari devono fornire un’avvertenza standardizzata sui rischi che citi le percentuali riportate nell’Allegato 2 della presente delibera”.
E come vedremo questa avvertenza standardizzata viene interpretata in due modi: inserendo il dato indicato dalla stessa ESMA sulle base di sue proprie rilevazioni (74-89% di conti in perdita) o inserendo frasi generiche sui rischi di perdita anche superiore al capitale posseduto.
I numeri dei broker online in CFD
Come anticipato, la dettagliata ricognizione effettuata nell’ambito dell’aggiornamento dell’Annuario del Trading Online Italiano® ed. 2019-2020 ha portato a rilevare circa 250 broker online autorizzati da Consob ad operare in Italia, ovvero ad offrire i propri servizi ai residenti nel nostro Paese.
Per inciso, i broker non autorizzati non possono sollecitare l’apertura di conti o pubblicizzare verso l’Italia i loro servizi, però i residenti in Italia, se lo ritengono opportuno, possono rivolgersi direttamente ad essi, sempre con l’accortezza di ponderare con attenzione le implicazioni normative e fiscali.
Di questi 250 broker, 210 offrono CFD ma solo 177 di essi dichiarano la percentuale di conti in perdita, ciò per i motivi sopra indicati dalla normativa (sono nati o hanno modificato la loro forma societaria da poco). La percentuale media di conti in perdita calcolata sui dati forniti da questi 177 broker è di 70,23% (dati verificati nel corso della prima settimana di novembre 2019).
L’ottimo 31,92% dichiarato appunto da Ruizean Markets (Ruizean Markets LTD, anch’essa di Cipro) è distanziato di poco dal 44% di FX88 (Cipro): questi ultimi due sono quindi gli unici broker online in CFD autorizzati da Consob a dichiarare una percentuale di conti in perdita inferiore al 50%.
Al fondo della classifica, invece, troviamo un sorprendente 100% di conti in perdita (cioè tutti) dichiarato da Profit Level, marchio della cipriota OX Capital Markets LTD.
Ma partiamo quindi Ruizean e FX88.
Chi sono Ruizean e FX88
Ruizean Markets LTD è il nome assunto da poco dalla società, prima nota come RZT Capital, che fa parte dell’omonimo gruppo finanziario australiano (www.ruizean.com) costituito nel 2014. Quest’ultimo ha sede a Sidney, Melbourne e Londra, in un sito in verità piuttosto essenziale, indica le sue controllate specializzate in gestione di fondi, trading su CFD, prestiti e gestione del rischio cambio. La società ha una vaga sonorità orientale, e infatti una verifica su LinkedIn consente di verificare che di circa venti dipendenti che sono presenti su questo social network professionale, la maggior parte cittadini cinesi residenti in Australia, a partire dal proprietario Jin Liu e dal managing director Tianyu Li.
Secondo quanto riportato sul sito RuizeanMarkets.eu (riservato alle attività in UE con base a Cipro, avviate nel 2017), Ruizean attua un modello di tipo STP (straight-through processing), una via di mezzo tra il modello ECN e quello di market maker puro, e mette a disposizione dei clienti la MT4. Dal punto di vista dei CFD, da quanto appare sul sito web l’offerta sembra molto ridotta, limitata a una dozzina di indici internazionali come sottostanti, mentre sul Forex i cambi indicati sarebbero solo sei. Ciò potrebbe spiegare almeno in parte il motivo di percentuali di perdita così basse: offerta molto limitata, quindi numero di clienti e attività di trading (probabilmente) al di sotto della media.
Oltre al sino-australiano Ruizean, vi è solo un altro broker autorizzato Consob al di sotto della soglia del 50% di conti in perdita: FX88, con il 44%. Il marchio FX88 fa capo alla società Galactus LTD con sede a Cipro, ed anche in questo caso troviamo, oltre a cinque top manager di nazionalità greco-cipriota, un direttore cinese, Quah Chum Yong, con alle spalle esperienze professionali presso Morgan Stanley, Fidelity e PIMCO. L’offerta di FX88 è sia di tipo market maker sia ECN, con profili commissionali nella media, con MT4, 60 cambi Forex e alcune commodity (oro e argento), ma non vi sono elementi per comprendere i risultati dichiarati.
Conti in perdita tra il 50% e il 60%
Sono poi 13 broker online che vantano una percentuale di conti perdita compresa tra il 50% e il 60%. Tra essi ne troviamo 3 attivi in Italia già da qualche anno: i ciprioti FXOpen ed EverFX (considerando che la maggior parte dei Forex e CFD broker ciprioti sono quasi tutti di emanazione israeliana) e il bulgaro Traders Trust/TTCM.
FXOpen propone conti normali, STP ed ECN su CFD e criptovalute (12) con MT4; EverFX CFD su azioni, cambi, criptovalute, indici e commodity energetiche con MT4 e MT5; Traders Trust, infine, dichiara un modello sia STP sia NDD (no dealing desk), con MT4 su cambi, indici, metalli e commodity. Il britannico TFI Market, invece, ha aggiornato i suoi dati all’inizio di novembre 2019, portando il risultato da 50% a 62%.
Conti in perdita tra il 60% e il 70%
Sono 50, invece, i broker online compresi nella fascia di conti in perdita 60%-70%. E trattandosi di percentuali più “normali” (cioè maggiormente vicine alla media del mercato), proprio qui si iniziano a vedere i nomi più noti e consolidati del mercato italiano: Deltastock (61%), Fineco (67,89%) e Activtrades (69,60%), oltre a nomi noti ma meno attivi in Italia come Degiro (66,40%). Dei 49, 21 sono ciprioti (controllati da soggetti israeliani o russi) e 22 britannici (controllati anch’essi da soggetti israeliani, russi e, in un caso, giapponesi). In questa fascia è anche compreso il broker cipriota Profit Level, che fino ai primi giorni di novembre dichiarava il 100% dei conti in perdita, aggiornando pochi giorni dopo il dato al 66,67%.
Rispetto quindi alla media dei broker online, non sembra esserci una particolare caratteristica geografica o di altro tipo legata ai risultati.
Conti in perdita tra il 70% e l’80%
Anche in questo caso si tratta di una fascia dei conti in perdita piuttosto frequentata. In particolare, vi si ritrovano 90 broker online. Tuttavia rispetto alla fascia precedente le differenze non sono molte. Vi sono sei broker che non dichiarano un valore preciso ma solo, secondo il dettato della normativa, la forchetta generica indicata dall’ESMA, ovvero 74-89%. in questo caso per calcolare la media abbiamo utilizzato il valore più basso, consci del fatto che si tratta di un valore puramente indicativo che però, a nostro avviso, non inficia il valore del risultato finale.
Tra i broker più noti attivi sul nostro mercato in questa fascia, troviamo FXCM (70,96%), Admiral Markets e AvaTrade (71%), Pepperstone (71,40%), Saxo Bank e Tickmill (72%), Oanda (73,50%), WH Selfinvest (74,20%), CMC Markets, eToro, FXDD e IG (75%), Plus500 (76,40%), iBroker (76,89%), Swissquote (78%), XTB (79%) e Dukascopy Europe (80%). Da segnalare il broker TopFX che, pur registrando il 73,14% di conti in perdita, dichiara di rivolgersi solo a investitori Professionali.
Anche in questo caso e la sede de Cipro a farla da padrone con oltre 50 broker, seguito da 28 broker britannici, e anche in questo caso il posizionamento geografico non sembra abbia a che fare con il risultati. Per fare un esempio, il primo di questa fascia (il cipriota GBE Brokers, 70,22%) a un’offerta per trader retail del tutto in linea con la media. Non solo, ma è anche paragonabile all’offerta dell’ultima della lista Nico FX (80%), che pure dichiara anche una modalità di gestione degli ordini tipo STP.
Conti in perdita tra l’80% e il 90%
Nell’ultima fascia ci sono 23 broker, di cui 19 ciprioti, e i risultati variano dall’80,17% di GKFX al 89% di PriorFX. Oltre a GKFX, qui troviamo tra i nomi più conosciuti, anche 24Option.com (81,27%) e Alb (82,57%).
Conclusione
Tra i broker in CFD autorizzati da Consob ad operare in Italia, è quindi Ruizean Markets il broker, controllato da soggetti sino-australiani, che registra in assoluto la minore percentuale di conti in perdita (31,92%), mentre è PriorFX il broker che registra in assoluto la percentuale maggiore con l’89%. PriorFX ha sede a Cipro ma è controllato da soggetti russi, e adotta una modalità di gestione degli ordini STP e mette a disposizione dei clienti la MT4.