Quiet quitting, nuovo trend del benessere personale

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Quiet quitting

Cosa si intende quando si parla di quiet quitting? Recentemente, ascoltando una trasmissione radiofonica, mi sono imbattuta in questa nuova definizione, che fino ad allora non avevo mai sentita.

Effettivamente queste due parole hanno cominciato a circolare durante questa estate fino a diventarne un hashtag di tendenza, dando il nome a un trend che sicuramente è figlio della pandemia che ci ha portati a riflettere sul peso che il lavoro deve avere nella nostra vita. E che sicuramente ha radici anche nel fenomeno della great resignation.

 Letteralmente quiet quitting significa lasciare (il lavoro) in silenzio; in realtà non si tratta di dare le dimissioni dal proprio lavoro, come succede per il trend della great resignation. Ma di uscire dall’idea di andare al di là e oltre quello che ti viene richiesto. Cioè di non aderire alla cultura della competizione per cui il tuo lavoro deve essere la tua vita. Uscire quindi dalla logica della performance e dare la giusta importanza al benessere personale.

 

Quiet quitting: nuovo trend o antiche insoddisfazioni?

Sono soprattutto le nuove generazioni, i Millenials e la Gen Z che stanno cambiando le loro priorità dando maggiore importanza al tempo rispetto al denaro o alla carriera. Se questa tendenza dovesse imporsi nella società occidentale avanzata, questo implicherebbe sicuramente un cambiamento radicale sia della forma del capitalismo classico che della società stessa.

Questo fenomeno però può essere visto anche sotto un’angolazione diversa. Un recente articolo dell’Harvard Business Review del 31 agosto scorso ritiene che il quiet quitting non sia affatto un fenomeno nuovo. Che sia piuttosto l’incapacità dei manager di creare un ambiente di lavoro coinvolgente e di crescita che porta poi le persone ad avere un atteggiamento più distaccato.

«Dobbiamo lavorare massimo 7 ore, mentre laltro tempo lo dedichiamo a noi stessi e alla nostra anima». Questo è il pensiero ormai noto che Brunello Cucinelli ha ribadito qualche settimana fa, ospite del Pianeta Terra Festival che si è tenuto all’inizio di  ottobre a Lucca. Grazie alla visione e alla lungimiranza dell’imprenditore umbro, si può dire che già da tempo nella sua azienda il trend del quiet quitting sia stato anticipato e ben interpretato nel modello di “fabbrica contemporanea”. Un modello introdotto da Cucinelli ormai da qualche anno, che parte da una diversa concezione del lavoro e da un uso consapevole della tecnologia. «Il successo? Più umanità, meno e-mail e Whatsapp» è un’altra sua affermazione che sintetizza la sua filosofia del lavoro.

Da una parte quindi ben venga dare il giusto peso alle cose mettendo il nostro benessere al centro della nostra vita dandole valore per quello che si è e non per quello che si ha o per il lavoro che si fa. Dall’altra, però, diventa sempre più necessario lavorare in realtà in cui ci sia più empatia e complicità tra manager e dipendenti.

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