Editoria e IA: come un cavallo nel vagone della metro

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L’editoria libraria potrà essere messa in crisi dall’Intelligenza Artificiale ed eliminare dal mercato gli editori entro uno o due decenni? Il rischio c’è. Già ora circolano servizi e proposte per creare testi automaticamente e trasformarli in “best seller”. E ovviamente in tanti gridano allo scandalo, all’apocalisse editoriale.

Proiettiamoci però per un momento tra trent’anni (o cinque?) e immaginiamo un mondo in cui “oggi desidero leggere un romanzo di fantascienza ambientato sulla Terra dell’anno 25.000 in cui robot, alieni e terrestri vivano in perenne conflitto tra loro”.

Aggiungo quali personaggi vorrei, se il protagonista deve essere come me o completamente diverso, la lunghezza desiderata, lo stile, se lo voglio ricevere a casa rilegato e in quante copie. Click. Pago ed ecco il mio romanzo “su misura”.

Uno scenario di questo tipo – assai probabile – cosa comporterebbe per il settore editoriale? Si consideri che il punto nodale è che questo scenario potrebbe essere destinato a eliminare o a ridurre drasticamente la produzione di libri cartacei in alto numero di copie che devono poi essere da portare fisicamente nelle librerie o nelle case degli acquirenti-lettori.

Con ricadute verticali su tutta la filiera: case editrici, tipografie, editor, distributori, librerie, premi letterari, fiere e saloni. E forse anche sulla categoria degli scrittori. Per un giro d’affari stimato in circa 4 miliardi all’anno e con centinaia di migliaia di addetti.

Un pubblico diviso in due

Intanto la divisione in due del pubblico, tra chi vuole romanzi e saggi scritti da sapiens e coloro che invece vogliono le cose su misura, come un vestito fatto da un sarto, non importa da dove arrivi.

Nel caso degli editori, così com’è accaduto nella dialettica centri commerciali-piccoli negozi, per la narrativa ci sarà la necessità di specializzarsi e creare libri ad alto contenuto culturale e di qualità, mentre per la saggistica è prevedibile un calo drastico delle vendite ma anche la nascita di nuove figure editoriali come il “supervisore IA” o i “comitati scientifici IA”, in grado non solo di valutare i contenuti in sé ma anche di valutarli in relazione all’IA. E librerie e distributori?

Editoria, crisi e cambiamento

Per le librerie il calo (di margini e di numero…) è già fisiologico; non spariranno, perché una fetta di target adora girare tra gli scaffali. In realtà, però, le librerie che sopravviveranno si sposteranno verso un modello ibrido fisico-online, magari supportati da reti di raider per consegne in tempo reale come le pizze.

I distributori vedranno calare i loro fatturati (anche questo un fenomeno accentuato dall’online e da Amazon, che utilizza sistemi di consegna alternativi) e si ridurranno di numero, strozzando ulteriormente l’accesso degli editori (soprattutto quelli piccoli, aiutati però anch’essi dall’online) alle librerie.

Quest’ultimo fenomeno spingerà ulteriormente verso la diffusione di testi “leggeri”, che consentono un alto numero di copie vendute ma che solitamente sono di qualità medio-bassa. Ciò perché i distributori si remunerano con il venduto, non con il consegnato, quindi per ripagarsi devono accettare di distribuire libri che vendono tanto.

Le librerie si riempiranno di libri di media qualità, diciamo così (fenomeno già presente nelle librerie di catena, con alti costi fissi da ripagare), spingendo la qualità sempre più verso nicchie di vendita diverse e specializzate.

Nasceranno però molti nuovi servizi per i testi prodotti dall’IA, dai servizi di aggiornamento alla personalizzazione o tanto altro ancora da immaginare.

Un’ingombrante opportunità

In conclusione, l’ingresso a grandi passi dell’IA nell’editoria sarà come quello di un cavallo in un vagone della metro: ingombrante fin che si vuole, ma a cui bisognerà fare spazio. Qualcuno verrà spinto fuori dal vagone, altri reagiranno spintonando, altri saliranno sul cavallo per stare più comodi. Ma alla fine il treno riuscirà a chiudere le porte e a ripartire.

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