Great resignation, un fenomeno che significa ricerca di una maggiore umanità

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Great resignation

Anche le grandi aziende iniziano a prendere atto della great resignation. Sicuramente non è infatti passata inosservata la campagna pubblicitaria del colosso svedese IKEA  lanciata all’inizio dell’autunno, che con lo slogan “Io, amministratore delegato del mio tempo” vuole raccontare questo periodo di grandi cambiamenti. Il protagonista dello spot è un padre che lascia il lavoro per potersi dedicare alla realizzazione di un suo progetto imprenditoriale.

Questa narrazione vuole introdurre ai nuovi fenomeni dello smart working e della great resignation (in Italia dimissioni di massa). Che, sperimentati durante la pandemia, in modo repentino stanno cambiando la nostra società. La great resignation, in particolare, ha preso piede negli Stati Uniti nel 2021.

 

I numeri del trend delle dimissioni di massa in Italia

Se focalizziamo la nostra attenzione al trend della great resignation, ora anche in Italia il boom delle dimissioni è diventato una realtà che ha fatto registrare nel primo semestre del 2022 un incremento delle cessazioni delle diverse tipologie contrattuali  di lavoro del 36% rispetto allo stesso periodo dell’anno prima (fonte: Osservatorio sul precariato dell’Inps).

 

Le motivazioni della great resignation

Dai molti studi fatti a tale proposito sono emerse tante sfaccettature del fenomeno great resignation. L’analisi condotta dall’IBM Institute for Business Value nel febbraio 2021 ha coinvolto 14.000 lavoratori in tutto il mondo. Ed ha rilevato che l’equilibrio tra lavoro e vita privata e le opportunità di carriera con più engagement sono tra le necessità più sentite dal campione analizzato. Inoltre lo studio ha evidenziato che anche l’etica e i valori del datore di lavoro sono elementi importanti per il senso di appartenenza ad un gruppo.

Questa tendenza si sta quindi sviluppando. Perché molti, soprattutto gli adulti tra i 26 e i 35 anni, hanno cominciato a dare maggiore importanza alla qualità del lavoro e alla propria vita privata. Cambiando quindi l’ordine delle priorità ed anteponendo progetti di realizzazione personale a carriera e a obiettivi professionali. Mettendo insomma al centro l’interesse per il proprio benessere e i valori fondamentali della vita.

Tutto quello che riguarda il modo in cui lavoriamo e il luogo in cui lavoriamo è sottoposto ad un attento e naturale processo di ridefinizione. Che inevitabilmente porterà a profonde trasformazioni.

 

Un senso più alto di umanità

In realtà quello che sta succedendo – ben evidenziato anche dalla great resignation – è il nostro tentativo di cercare di incentrare le nostre vite intorno ad un senso più alto di umanità. Che comprende certamente il lavoro, sinonimo di progresso ed evoluzione. Ma soprattutto la nostra salute, il nostro benessere, i nostri affetti, le nostre relazioni interpersonali, la nostra capacità di provare ancora gioia e meraviglia.

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