La Stele di Lemnos a Milano. Con Andy Warhol e De Chirico

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La Stele di Lemnos, anche nota come Stele di Kaminia, è un reperto archeologico che ha cambiato la storia. In particolare, ha modificato il nostro modo di interpretare la storia degli etruschi. Per questo vederla in mostra non nella sua “casa” del Museo Archeologico di Atene, ma a Milano, poco lontano dal Planetario, fa una certa impressione.

La Stele è inoltre esposta accanto a opere di incredibile bellezza e valore culturale. Come il lampadario etrusco di Cortona, un pezzo unico in bronzo di incredibile fattura. Con un diametro di circa 60 centimetri veniva probabilmente utilizzato per illuminare (ad olio) ambienti cultuali.

Mescolati ai reperti etruschi troviamo poi, per non citarne che alcuni, un quadro di Andy Warhol, uno di De Chirico, sculture di Lucio Fontana sparse qui e là accanto a teste iraniche del IV millennio avanti Cristo o a statuette messicane del II secolo. Ma dove siamo finiti?

La Fondazione Luigi Rovati

La metropoli lombarda è da tempo al centro di correnti culturali ed artistiche internazionali e non manca di riservare soprese. Una di queste è  la Fondazione Luigi Rovati, che ha sede in un elegante palazzo nobiliare in Corso di Porta Venezia 52, proprio di fronte al Planetario.

Una scelta azzeccata: come Ulrico Hoepli scelse di donare la macchina del planetario alla città di Milano, così i coniugi Rovati hanno scelto di mettere a disposizione dei milanesi le loro impressionati collezioni artistiche.

“Sì, perché il museo nasce dalla volontà di esporre due collezioni – ci spiega Claudia Ratti dell’ufficio stampa della Fondazione, che ci ha fatto da preziosa guida alla scoperta del museo – Una focalizzata sull’arte contemporanea, l’altra sull’arte e sui reperti etruschi”.

Ciò che colpisce il visitatore, però, è che anche il museo stesso è un’opera d’arte, uno scrigno prezioso che raccoglie tesori. Valorizzati a loro volta in modo “artistico” e non meramente classificatorio.

Il Museo

All’esterno non vi sono insegne. Entrando dal portone principale si accede a un piccolo cortile e sulla sinistra si trova l’ingresso del museo. All’interno, subito sulla sinistra troviamo un’area shopping con libri e gadget e la biglietteria. Il costo del biglietto d’ingresso non è proprio popolare: 16 euro intero, 12 euro studenti e over 65, 8 euro  tra 11 e  18 anni, gratis per bambini fino a 10 anni e disabili. Il biglietto famiglia costa 30 euro.

Dopo la biglietteria il vero dilemma. Andare al primo piano a godersi l’esposizione-opera d’arte? Oppure scendere nel seminterrato in cui è stata posta la vera esposizione “ragionata” dei reperti etruschi? La seconda opzione riserva una sorpresa, come vedremo. Ma partiamo dalla prima.

Al primo piano – il piano nobile – vi sono alcune sale molto particolari. La sala azzurra, la sala Paolini, la sala Ontani, la Galleria Simeti ed altri ambienti. Tutti caratterizzati da opere dell’artista che ne dà il nome, da colori, disposizioni e arredi sempre unici e originali, pensati per accogliere le opere d’arte nel modo più creativo ed elegante possibile. Nella sala Azzurra, per esempio, sono esposti numerosi vasi e reperti etruschi caratterizzati dal colore nero, i cosiddetti “buccheri”.

Reperti che sono  ovunque sapientemente miscelati a opere moderne come il quadro “The Etruscan Scenes: Femal Ritual Dance” (Andy Warhol, 1985), i coloratissimi arazzi di Fancesco Simeti od anche opere di Arturo Martini, Luigi Ontani e Roberto Matta.

Stele di Lemnos-Fondazione Rovati Sala Ontani

L’ipogeo etrusco e la Stele di Lemnos

Scendiamo ora al piano -1, il cosiddetto ipogeo. Qui, come anticipato, ci aspetta una sorpresa: l’intero seminterrato – un’antica cantina – è stato ristrutturato in forma di tomba a tumulo etrusca. Con cioè pareti e soffitti caratterizzati da pietre grigie disposte a cerchi concentrici che si restringono verso l’alto.

La collezione di reperti etruschi – conservati ed esposti in modo egregio – è abbastanza ampia e caratteristica da fare invidia a quei piccoli, deliziosi musei che troviamo in molte cittadine toscane.

Qui, inoltre, non solo è esposta la Stele di Lemnos (fino al 16 luglio 2023), ma è possibile seguire un percorso esperienziale che ci porta in diversi ambiti della civiltà etrusca. Dalle necropoli alla vita quotidiana, dal mare ai santuari.

Stele di Lemnos-Fondazione Rovati Ipogeo etrusco

L’importanza della Stele di Lemnos

La Stele è stata ritrovata nel 1885 all’interno del muro di una chiesa nel paesino di Kaminia, sull’isola greca di Lemno situata a mezza strada tra la Grecia e la Turchia di fronte allo stretto dei Dardanelli. La sua importanza deriva dal fatto che riporta un’iscrizione in un alfabeto molto simile a quello etrusco che a sua volta designa una lingua – la lingua lemnia – simile all’etrusco più arcaico.

Poiché alcuni decenni addietro si ipotizzava l’arrivo degli etruschi dall’Anatolia, stante la loro alterità e isolamento rispetto alle culture e alle lingue dell’Etruria storica, la Stele sembrò confermare questa tesi. Tuttavia, studi successivi fanno ora propendere per un’interpretazione opposta. A Lemno si sarebbe insediata un’antica colonia etrusca, derivata probabilmente da pirati etruschi noti come pirati “Tirreni”.

Stele di Lemnos alla Fondazione Luigi Rovati di Milano

Il Palazzo della Fondazione

Dopo essere passati per i due piani espositivi, soffermiamoci sul palazzo. La sede della Fondazione Luigi Rovati ha una lunga storia. Dopo essere stato usato nel corso dell’800 come luogo di produzione di stemmi, medaglie e bottoni in metallo, nel 1871 viene ricostruito come palazzo nobiliare dal Principe di Piombino.

Passò poi in proprietà alla famiglie Bocconi e Rizzoli, e in questo palazzo visse Angelo Rizzoli. Nel 2016 è stato infine acquistato dalla Fondazione e ristrutturato completamente dall’architetto Mario Cucinella. Nel 2019, infine, è stato aperto il museo.

Sede della Fondazione Rovati e del museo

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